L’ETÀ FRAGILE: la mia recensione

Il romanzo L’ETÀ FRAGILE di Donatella Di Pietrantonio, edito da Einaudi, racconta alcune fasi della nostra età, tappe della nostra vita, tra giustizie e ingiustizie, tra ricordi belli e cicatrici. C’è un silenzio che si porta dietro la montagna, una voce fatta di eco e di voci che rivivono tra le rocce del Dente del Lupo nella Maiella. C’è lo stesso silenzio nel rapporto tra genitori e figli quando i figli crescono. Lucia ragazza aveva lo stesso silenzio con i suoi, Doralice l’amica vive ancora nel suo silenzio anche se più caparbio e tenace. E Amanda è la figlia cresciuta che sceglie anche lei il silenzio con sua madre Lucia che sembra aver dimenticato la sua giovinezza, un’età così fragile segnata da un fatto scioccante che scosse l’intero paese, quel paese piccolo dove tutti si conoscono, dove si vive di pastorizia, di profumo dei boschi e di qualche bevuta assieme attendendo la festa d’estate. È l’Abruzzo con i suoi aspetti contrastanti tipici della cultura contadina: la saggezza, l’orgoglio, il riserbo, la pazienza e il furore. È la terra dei pastori con i fucili e dei pastori che scrivono poesie. E Amanda? Lei sta cercando la sua strada dopo il lockdown forzato della pandemia. Amanda e Lucia, figlia e madre, si incontreranno di nuovo tra sguardi schivi? Forse la sua strada si incrocerà con quella di una giovane madre che si è sempre sentita in colpa per la sua assenza, come una promessa non mantenuta. Lucia si è sentita per anni a metà, incompleta: una giovane sposa che “ha esaurito il coraggio, i sogni”. Si può ancora credere in qualcosa e combattere per questo? A volte è la stessa natura che senza grida, senza eclatanti eventi, ci raggiunge con i suoi messaggi simbolici. Arriva potente per poter rinascere da sotto le macerie dell’umanità, della sua corruzione morale e non solo. Questo libro parla inoltre degli emarginati, delle vittime del pregiudizio, dello scandalo che sporca come il fango le cui macchie sono indelebili. Parla dei diversi che scelgono il bosco, che rifiutano la vita urbana, la vita umana, prendendosi anche delle colpe non proprie, a causa della propria diversità. E si parla della paura, quella che non ti aspetti, quella che arriva all’improvviso nel posto che chiami casa, arriva ed è un “mostro con il viso d’ angelo”. Dove veramente possiamo essere al sicuro? Quanto male possiamo farci perché ci sentiamo in colpa per essere stati definiti dei sopravvissuti? Quanto male potremmo incutere a noi stessi torturando la nostra coscienza perché potevamo comportarci in maniera diversa? Se non ci fosse stato il terrore, se non ci fosse stato il panico. È una colpa sentirsi in colpa? È una colpa fuggire? È una colpa avere paura? È una colpa allontanarsi udendo le urla? È una colpa se scappiamo dalla morte e ci aggrappiamo alla vita? È possibile rinascere? L’ETÀ FRAGILE ha il linguaggio scorrevole e fluido dell’autrice Di Pietrantonio, lascia i suoi interrogativi e la storia per la sua intensità travolge il lettore.

Giorgia Spurio

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